Il complesso domenicano
Nel complesso domenicano di Perugia c’è qualcosa di particolare perché la complessità e le successive e secolari stratificazioni di questo monumento ci offrono un vero e proprio museo dell’architettura. Ad un visitatore attento si presenta una situazione non frequente, con un fascino particolare: il romanico, il gotico, il manierismo e il barocco si innestano l’uno sull’altro.
San Domenico “vecchio”
I volumi edilizi delle grandi chiese domenicane erano codificati: le loro architetture dovevano essere costituite da grandi spazi capaci di accogliere grandi folle di fedeli. Quindi geometrie semplici e spazi armonici e funzionali. I domenicani ricercavano una perfetta rispondenza tra l’ideale religioso e le loro architetture.
L’insediamento dei frati predicatori a Perugia risale alla prima metà del 1200. I frati dapprima si appoggiano a una chiesa già esistente: Santo Stefano del Castellare, a ridosso delle mura cittadine nella periferia di allora, cattedrale della città prima che la cattedra fosse spostata nell’attuale San Lorenzo. Iniziano poi a costruire le celle del convento e la loro prima chiesa, il cosiddetto San Domenico “vecchio”, la cui facciata è visibile dal chiostro principale. Questo edificio risulta presto troppo piccolo e nei primi anni del 1300 inizia la costruzione della nuova grande chiesa grazie alla donazione del terreno da parte del Comune.
La fabbrica del complesso domenicano
I lavori si protraggono per secoli, insieme a quelli per i chiostri, il campanile, i dormitori, la sacrestia; alla fine del 1400 viene edificata la bellissima biblioteca; nel 1500 vengono terminati il campanile, il cimitero, l’oratorio, un secondo chiostro, il capitolo e viene completato il chiostro grande. Durante il 1600 viene costruito il Palazzo del Sant’Uffizio, dietro l’abside della chiesa. Nel 1700 vengono realizzate le cappelle laterali lungo le navate. L’enorme complesso, espropriato dallo Stato dopo l’Unità d’Italia e utilizzato per insediamenti militari, ospita oggi l’Archivio di Stato e il Museo Archeologico.
La Basilica di San Domenico, connubio di gotico e barocco
Alla basilica si accede da una scalinata a doppia rampa costruita nei primi anni del 1600. La chiesa ha una pianta a croce latina, con tre navate, transetto e coro con abside di forma quadrangolare, al centro del quale si apre la vetrata quattrocentesca, tra le più grandi d’Europa. La forma architettonica è chiara e grandiosa, ma le ripetute trasformazioni succedutesi nel corso dei secoli non ne rendono semplice la comprensione e l’interno oggi è assai diverso da quello che appariva inizialmente. La chiesa gotica era ariosa, luminosa, le due navate laterali avevano una doppia fila di alte bifore vetrate dalle quali entrava tantissima luce. In fondo, al centro dell’abside, la grandissima vetrata riempiva ancora più di luce colorata tutto lo spazio interno, punteggiato da esilissimi pilastri ottagonali che sostenevano le volte acute ad altezze incredibili.
All’inizio del 1600 la Basilica di San Domenico subisce crolli rovinosi, viene incaricato dal Papa l’architetto Carlo Maderno che con un metodo innovativo per i tempi riutilizza i ruderi della chiesa gotica innestando su questi le nuove strutture: la sua architettura potente mantiene spazi e strutture significative della chiesa preesistente. Il nuovo soffitto a volte costruito dal Maderno è più basso, cosicché restano nascosti sopra le volte seicentesche grandi spazi vuoti, le famose soffitte, nelle quali sono visibili ancora oggi molte parti della più antica chiesa medievale.
Un complesso intervento di restauro ha interessato prima la basilica poi il campanile e ha interrotto un secolare degrado, garantendo la conservazione del monumento e ricostruendo percorsi e collegamenti dimenticati o distrutti nel tempo che permettono di riscoprire vedute spettacolari.
Il Campanile gotico
La costruzione del campanile inizia intorno alla seconda metà del 1400: si tratta di uno dei monumenti gotici più importanti dell’Italia centrale e si discosta, con la sua pianta quadrata, dalla tradizione delle altre torri campanarie di Perugia. All’esterno si presenta con una muratura di pietra calcarea bianca, grigia e rosa ed è scandito da tre cornici, una diversa dall’altra e di notevole raffinatezza che generano così quattro ordini.
Gli ordini della torre
La cappella di Santa Caterina costituisce il piano terra della torre, visitabile dall’interno della Basilica di San Domenico, con affreschi del 1400. Al primo piano si accede ora da una scala che parte dalla sacrestia. L’accesso originale era però diverso, direttamente dalla chiesa; di questa ipotesi si è ormai certi dopo il ritrovamento nel corso degli ultimi restauri dei gradini d’arrivo dell’antica scala di mattoni, sepolti sotto due metri di detriti.
Il primo ordine, il più basso, doveva essere una torre preesistente alla basilica poi sopraelevata. Nei caratteri architettonici si avverte un evidente distacco rispetto agli ordini superiori: il fusto è massiccio, con piccole aperture e con forma e materiali romanici. Al di sopra otto enormi aperture svuotano la massa muraria, la alleggeriscono al punto da trasformarla in una struttura a pilastri molto esile con un carattere evidentemente gotico.
Queste aperture sui quattro lati si aprono su un panorama a 360° su Perugia, sulla Valle umbra, il Subasio, Assisi, il monte Tezio, i monti Sibillini. L’altezza della torre è di 60 metri, l’equivalente di 20 piani: un grattacielo di pietra. Anticamente era presente ancora un altro livello con un ultimo cornicione accessibile e un’altissima piramide con statue e una palla dorata con la croce sul vertice.
Toccare il cielo, per apprezzare la terra
Alcuni interventi dell’ultimo restauro sono stati realizzati, come nella Basilica di San Domenico, con l’obiettivo di rendere visitabile anche la meravigliosa torre. La sua bellezza, i dettagli e le antiche tecniche e materiali la rendono un catalogo delle raffinate tecnologie architettoniche e ingegneristiche del medioevo.
Una volta raggiunta la sommità del campanile si apre poi uno spettacolo indescrivibile.