L’eredità di San Francesco d’Assisi
Quando San Francesco morì nel 1226 – aveva 44 anni – era già famosissimo e il suo movimento, istituito in Ordine religioso nel 1223, coinvolgeva migliaia di persone. Si sentì subito l’esigenza di edificare una basilica che ne custodisse le spoglie, ne rappresentasse l’importanza per i fedeli dell’epoca e ne tramandasse la memoria. Così il 15 luglio 1228 Papa Gregorio IX, amico personale di San Francesco, lo dichiarò santo e contestualmente pose la prima pietra della basilica sul colle immediatamente fuori la città di Assisi, verso settentrione. Dopo appena sette anni, nel 1235, l’edifico composto da due chiese sovrapposte e dal grande campanile erano completati sostanzialmente così come li vediamo ancora oggi. La Basilica di San Francesco è senza dubbio tra le chiese più famose e visitate al mondo. Essa assomma, infatti, un profondo significato spirituale legato alla figura di San Francesco e straordinari valori storici e artistici.
Il valore artístico della Basilica di San Francesco
Si decise che la forza e la freschezza portate da San Francesco alla Chiesa dovessero essere espresse utilizzando il nuovo stile architettonico messo a punto nel XII secolo per la costruzione delle grandi cattedrali francesi: il gotico. La Basilica di San Francesco di Assisi, in modo particolare la Basilica Superiore, è infatti tra i primi edifici del gotico italiano. Le vetrate istoriate (cioè con illustrazioni di storie sacre) dell’abside e del transetto, inoltre, sono le più antiche d’Italia, realizzate da artigiani appositamente chiamati da oltralpe. Tuttavia, benché la bellezza e l’importanza architettonica dell’edificio siano tutt’altro che secondarie, è la vicenda della decorazione pittorica che rende la Basilica di San Francesco una meraviglia dell’arte universale.
I grandi pittori nella Basilica di San Francesco
Nel giro di pochi decenni, tra la seconda metà del XIII e i primi anni del XIV secolo, il cantiere decorativo di Assisi vide l’intervento dei primi grandi nomi della pittura italiana. Dovendosi confrontare con il messaggio di San Francesco, compresero che per esprimere la sua spiritualità fosse necessario sviluppare un nuovo linguaggio artistico. Tra questi artisti spiccano Cimabue, Torriti, Lorenzetti, Martini, ma certamente il nome che tutti collegano ad Assisi è quello del fiorentino Giotto di Bondone. È lui che secondo la tradizione realizzò alla fine del Duecento il ciclo più importante, quello delle storie della vita di San Francesco, sulle pareti della navata della Basilica Superiore. Questi dipinti crearono la narrazione visiva perpetua della vita di Francesco e segnarono il definitivo tramonto dell’arte bizantina in Occidente a favore del nuovo linguaggio artistico italiano che fiorirà nel Rinascimento. Va ricordato anche che Giotto tornò ad Assisi all’inizio del Trecento per affrescare la Cappella della Maddalena nella Basilica Inferiore. Questi dipinti – annoverati tra i suoi capolavori – sono stati recentemente restaurati e sono tornati all’originale bellezza. Ovviamente la presenza ad Assisi delle opere di Giotto e degli altri grandi pittori influenzò profondamente i pittori locali, cioè quel gruppo di artisti che diedero origine alla cosiddetta “scuola umbra”.
La Basilica Superiore: il “cantiere dell’utopia”
Trattando dell’impareggiabile patrimonio artistico della Basilica di San Francesco, va ricordato il restauro degli affreschi delle tre vele del soffitto della Basilica Superiore, crollate durante il terremoto del 1997. Dopo la ricostruzione della muratura delle tre sezioni crollate, i restauratori italiani riuscirono a riposizionare buona parte dei frammenti colorati degli affreschi trovati nelle macerie. Fu come ricomporre un gigantesco puzzle, un lavoro reso possibile dalle allora nuove tecnologie digitali messe al servizio dell’arte medievale. Un’operazione che venne chiamata il “cantiere dell’utopia” perché, quando venne proposta, fu ritenuta da tanti impossibile da realizzare.
Il percorso nella Basilica
La visita alla Basilica di San Francesco inizia dalla Basilica Inferiore, anche questa completamente rivestita di pitture benché poco illuminata dalla luce naturale. A metà della navata si incontrano le scale che scendono nella cripta, scavata nel XIX secolo per rendere visibile ai pellegrini la tomba di San Francesco. In fondo al transetto, meravigliosamente ravvivato dagli affreschi di Pietro Lorenzetti e altri pittori giotteschi, si trovano le scale che conducono alla terrazza del chiostro del Sacro Convento costruito alle spalle della basilica per ospitare la comunità dei frati. Dalla terrazza si sale poi alla Basilica Superiore. Qui la luce colorata che filtra dalle vetrate istoriate dei grandi finestroni gotici eil gioco cromatico degli affreschi che ricoprono pareti e soffitto, creano un ambiente di grande suggestione che, come nessun altro, esprime visivamente la frase centrale del Cantico di San Francesco: “Laudato si mi Signore, cum tucte le tue creature…”