L’uomo Francesco e Gubbio
Il rapporto tra il giovane Francesco di Assisi e Gubbio fu riconoscimento di una relazione intensa, intrecciata a viaggi, amicizie e affetti. Il padre Bernardone aveva con la città intensi rapporti commerciali spesso curati da Francesco che, dunque, in più di un’occasione si recò a Gubbio per affari. La benestante famiglia Spada, detta Spadalonga, impegnata nel commercio di lana e stoffe, offriva a Francesco anche l’amicizia dei giovani figli con i quali trascorreva le sue giornate eugubine. Uno di loro fu anche suo compagno d’armi nella guerra tra Assisi e Perugia nel 1202. Non deve stupire perciò che Francesco, quando si denudò in pubblica piazza in una fredda giornata di febbraio del 1207, pensò di raggiungere la casa degli Spadalonga in piazza del Mercato a Gubbio, sapendo che avrebbe trovato ospitalità e affettuosa accoglienza. Rimarrà con loro per circa tre mesi occupandosi dei poveri, degli emarginati e dei lebbrosi nell’ospedale di San Lazzaro, vicino alla Chiesa della Vittorina. La stessa, nel 1213, fu donata dal vescovo a Francesco e divenne sede della prima comunità di frati minori in città.
La famiglia Spadalonga, con il suo amorevole tepore, favorì la crescita della cordiale risposta del giovane Francesco alla chiamata per il mondo che era accaduta nel suo cuore. Il coraggio di seguirla per tutta la vita lo rese santo nel 1228, solo due anni dopo la sua morte.
La chiesa di San Francesco a Gubbio
L’esterno
Attraverso una Bolla di Papa Alessandro IV sappiamo per certo che la Chiesa di San Francesco a Gubbio era già officiata nel 1256. Il magazzino degli Spadalonga e parte della loro casa vennero inglobati nella sua costruzione, come testimoniano i rinvenimenti archeologici nella sagrestia. La facciata, incompiuta, è occupata da un portale e un rosone romanici. Quest’ultimo venne trasferito nel 1958 dalla chiesa di san Francesco di Foligno. Prevale in tutta la costruzione la semplicità delle forme, le linee acquistano un maggiore movimento solo nella zona delle tre eleganti absidi poste ad oriente. Una di esse, nel XV secolo, diviene basamento per il campanile ottagonale. Dodici vetrate monofore percorrono il perimetro della chiesa interrotto nella parete laterale da quella che è considerata l’entrata secondaria, di poco sporgente. Il portale romanico è in questo caso sormontato da un rosone gotico di raffinata fattezza.
L’interno
All’interno, quattordici colonne dividono lo spazio in tre navate anticamente affrescate, ma ora prive di dipinti per via di radicali trasformazioni avvenute nel XVIII secolo. Sulle pareti dell’abside di destra campeggiano affreschi del maestro di Santa Chiara (XIII-XIV secolo), allievo giottesco; nel catino absidale e sulla parte superiore dell’abside si trovano affreschi del maestro di San Francesco (1270-1280) mentre nell’abside di sinistra sono rappresentate la Storie Mariane dipinte da Ottaviano di Martino Nelli (1410-1415). I cicli pittorici duecenteschi dell’abside centrale e quelli del quattrocento dell’abside di sinistra vennero portati alla luce nel 1938 con la rimozione delle coperture dei secoli precedenti. Nell’abside centrale troviamo ben conservati il Cristo benedicente in trono con santi sormontati da angeli rivolti verso Cristo. Affreschi sul pilastro destro raffigurano una Madonna con bambino e forse l’apostolo Giuda Taddeo.
Nell’abside di destra sono rappresentati due episodi della vita di San Francesco: la spoliazione e il sogno di Innocenzo III mentre il santo regge la chiesa. Queste scene anticipano le stesse raffigurazioni del ciclo giottesco della Basilica superiore di Assisi, dipinto circa un ventennio dopo quello eugubino e probabilmente conosciuto da Giotto. Nella zona inferiore troviamo la cappella Sforzolini con figure dei santi e stemmi della famiglia. L’abside di sinistra, infine, dedicata alla Madonna, narra storie dei vangeli apocrifi sulla nascita e l’infanzia della Vergine e ripercorre tutti gli episodi più significativi della sua vita.
Il convento e il chiostro
Il chiostro presenta affreschi del XIV e XV secolo. Uno di essi, distaccato, è stato trasferito nella sala del capitolo e riproduce il “Trasporto della casa di Nazareth a Loreto”. L’altro rappresenta una crocifissione. Suggestiva anche la scala quattrocentesca che permetteva ai frati l’ingresso alla cantoria. Il convento attiguo, costruito intorno alla metà del XIII secolo, era considerato il più capiente del tempo, tanto da essere denominato il convento delle cento celle. In esso è ancora conservato l’antico sigillo della custodia francescana raffigurante San Francesco e il lupo.
San Francesco e il lupo
“Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d’Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini.” Questo stralcio dal capitolo XXI dei Fioretti ci parla forse dell’episodio più famoso del legame tra San Francesco e la città di Gubbio avvenuto tra il 1220 e il 1222: il prodigio dell’ammansimento del lupo di cui parlano le fonti e le cronache antiche. Forse proprio in virtù del patto di pace che il Santo fece stringere tra gli abitanti e l’animale, nei primi giorni di settembre si svolge il pellegrinaggio a piedi da Assisi a Gubbio,che ripercorre il cammino che per primo Francesco compì per trovare rifugio e sollievo tra gli amici eugubini.