Il Duomo di Spoleto è un edificio così potente per la sua bellezza da impressionare tutti quelli che percorrono la scalinata che si apre, all’improvviso, tra i vicoli. Il colpo d’occhio però non deve trarre in inganno; infatti, non si tratta solamente di una scenografia unica, ma soprattutto di uno spazio in cui è possibile vedere le tracce del tempo.
Il Duomo di Spoleto attraverso i secoli
La costruzione del Duomo di Spoleto attraversa i secoli e ha avuto inizio alla fine della dominazione longobarda, tra l’VIII e il IX secolo. L’edificio è documentato poi nel 956 con il nome di Santa Maria al Vescovo. Un’intitolazione non casuale perché, proprio in questa zona della città ai margini delle mura che circondavano Spoleto, si sviluppa il cuore religioso con il palazzo vescovile ma anche con le spoglie di San Primiano e con la chiesa di Sant’Angelo.
Solamente dal 1069 si può parlare della chiesa con la funzione di cattedrale (“Chiesa madre dell’episcopio spoletino”, come recita il documento). Lo spazio viene modificato nel corso del XII secolo per costruire una chiesa più grande. Dopo la consacrazione, celebrata da Papa Innocenzo III nel 1198, la cattedrale è stata completata nel 1216 con la nuova dedicazione a Santa Maria Assunta.
La firma umana nel divino: le opere del maestro Sostegno e Alberto Stio
Nel 1491 viene aggiunto il portico rinascimentale che si innesta sulla facciata romanica sulla quale campeggia un lucente mosaico che raffigura Cristo benedicente fra la Vergine e San Giovanni realizzato dal maestro Solsterno nel 1207 . Una piccola curiosità: se si osserva con attenzione Gesù, si noterà che la mano destra levata in atto di benedizione fa un gesto particolare nel quale il pollice e l’anulare si toccano. Questa posizione delle dita deriva dal mondo bizantino, si chiama “alla greca”, ed è carica di significati simbolici. Inoltre nell’opera è presente il nome dell’artista e l’anno di realizzazione, cosa affatto scontata in questo periodo: l’uomo firma la sua creazione poiché desidera che il suo nome resti nel tempo.
Anche un’altra opera, conservata all’interno della cattedrale, è datata e firmata: il “Crocifisso” dipinto da Alberto Sotio nel 1187, realizzato su pergamena applicata su una tavola sagomata. Questo è un pezzo veramente unico per tanti motivi; in particolare, si tratta di uno dei più antichi esempi di croce dipinta ed è inoltre una delle rarissime opere del XII secolo che riportano il nome dell’artista e la datazione.
La modifica architettonica
I lavori e le modifiche nel duomo di Spoleto proseguono nei secoli successivi. È alla fine del Trecento che il vescovo Galardo commissiona la decorazione delle pareti interne con un ciclo di affreschi, oggi perduto, con le storie del Vecchio e del Nuovo Testamento assieme alle storie dei Santi legati alla città.
Il grande stravolgimento architettonico, però, avviene all’interno della cattedrale tra il 1638 e il 1644 per volere del cardinale Francesco Barberini (Firenze 1597 – Roma 1679), nipote del papa Urbano VIII (Maffeo Barberini), che fu lui stesso arcivescovo di Spoleto dal 1608 al 1617. L’intervento seicentesco eseguito dall’architetto fiorentino Luigi Arrigucci (1575 – 1647) si sovrappone completamente alla struttura romanica, ma viene risparmiato l’incantevole pavimento della navata centrale, realizzato a motivi cosmateschi e composto da tessere di porfido, serpentino e pietra.
Sulle orme del Rinascimento
Filippo Lippi
Anche nel Quattrocento non si è smesso di decorare la chiesa e di aggiornarla con le novità pittoriche del momento. Viene incaricato il celebre e richiestissimo artista fiorentino Filippo Lippi (1406 –1469), il quale decora la parte absidale della cattedrale di Spoleto tra il maggio del 1467 e la sua morte, sopraggiunta nell’ottobre del 1469. L’abside è affrescata con le “Storie della Vergine”, alla quale la cattedrale è dedicata. Il ciclo è diviso in quattro scene principali: l’Annunciazione, la Natività, il Dormitio Virginis e l’Incoronazione.
Le spoglie mortali del pittore trovano sepoltura proprio all’interno della cattedrale, così che opera e artista restano eternamente legati e il signore di Firenze, Lorenzo il Magnifico, fa erigere un monumento sepolcrale in suo onore. Il figlio Filippino Lippi, già avviato alla carriera artistica, disegna il sepolcro per il padre e la memoria del pittore viene scritta in versi da Agnolo Poliziano.
Il Pinturicchio
La cappella del vescovo Eroli, situata nella navata destra del duomo, è affrescata nel 1497 dal pittore umbro conosciuto come Pinturicchio, tornato in terra natia dopo aver lavorato agli appartamenti papali in Vaticano. Nella calotta viene raffigurato Dio Padre, nella parete la Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Battista e Leonardo sono circondati da un dolce paesaggio su un lago. Quella che appare come una rappresentazione molto semplice e spoglia nasconde, in realtà, molti dettagli interessanti da scoprire dal vivo.
Piccole curiosità all’interno della Cattedrale
All’interno del Duomo di Spoleto meritano di essere ricordate l’icona con l’immagine della Vergine, donata da Federico Barbarossa alla città come segno di pace nel 1185 e la Cappella delle Reliquie, sorta sull’area dell’antichissima chiesa di San Primiano, nella quale, tra gli armadi cinquecenteschi decorati con profeti e sibille, è conservata una lettera autografa di San Francesco d’Assisi.