Dalla libertà al dominio
Dopo le lotte intestine tra il partito dei guelfi (la fazione che sosteneva il potere del Papato) e quello dei ghibellini (i sostenitori dell’imperatore), la città di Orvieto vive un lungo periodo di profondo benessere e di indipendenza come libero comune: un governo autonomo dall’imperatore sia a livello politico che economico. Per tutto il Duecento la città si arricchisce e si organizza con le maggiori istituzioni comunali, essendo perfettamente in grado di autogovernarsi, di controllare il suo territorio circostante e di proliferare. Queste esperienza da libero Comune si interrompe con la diffusione di una pandemia che dimezza la popolazione: la pesta nera del 1348. La malattia accentua le discordie tra importanti famiglie nobili orvietane, portando a una crisi politica ed economica. Ormai troppo debole, il 24 giugno del 1354 il Consiglio delibera di affidare la città e le sue terre al papa e al suo uomo di fiducia: il cardinale spagnolo Egidio Albornoz (1310 ca. – 1367).
Egidio Albornoz
Il cardinale Albornoz viene nominato da Papa Innocenzo VI vicario generale nei domini della Chiesa. Egli aveva un compito ben preciso: restaurare l’autorità papale nei territori pontifici. Il Papa e tutta la sua corte dal 1307 al 1377 non risiedevano più a Roma ma ad Avignone, sotto il controllo della corona di Francia. L’allontanamento del Papa comportò l’affermazione di maggiori libertà locali ma anche frequenti prevaricazioni di signori e tiranni, portando a una situazione che rischiava di diventare incontrollabile. Albornoz preparò il terreno per il ritorno della corte papale a Roma pacificando le terre dello Stato della Chiesa ed elaborando una riorganizzazione politica e amministrativa delle città sotto il dominio papale. Il cardinale, con l’astuzia e con la spada, riesce nell’impresa e per controllare meglio lo stato predispone un sistema di difesa su scala territoriale: una dorsale difensiva e di collegamento segnata da fortificazioni. Le rocche Albornoz o albornoziane, che prendono il nome dal loro ideatore, si trovano in diverse città umbre e a quella di Orvieto si aggiungono quelle di Assisi (Rocca Maggiore), Spoleto, Narni e Todi.
La fortezza Albornoz dal Trecento a oggi
Il 25 settembre del 1364 comincia la costruzione della fortezza Albornoz dentro la città, nonostante questa sia già una rocca naturale. Orvieto infatti può vantare l’assenza di mura, proprio per la peculiarità della sua posizione innalzata sulla rupe di tufo. La costruzione serviva come difesa da attacchi esterni, ma soprattutto per mostrare la presenza del potere centrale e la forza del papa. Il progetto viene affidato probabilmente a Ugolino di Montemarte (1320 ca. – 1388), architetto miliare, conte e soprattutto guelfo. La rocca aveva una pianta a quadrilatero, era cinta da un fossato e dotata di ponti levatoi. Di questa struttura resta ben poco poiché nel 1390 la fortezza è stata presa d’assalto e abbattuta dagli abitanti stessi. Per volere di Papa Niccolò V tra il 1450 e il 1457 viene ricostruita e viene aggiunta la torre circolare. Nel Cinquecento un altro pontefice, Papa Clemente VII, committente anche del pozzo di San Patrizio, desidera rinforzare la struttura. Nell’Ottocento la fortezza perde per sempre la sua funzione militare, i fossati vengono riempiti di terreno per i lavori per la funicolare e all’interno viene costruito un anfiteatro moderno per gli spettacoli cittadini.
Adiacente alla fortezza Albornoz è ancora oggi visibile una delle porte di accesso alla città, Porta Postierla, della quale restano le mura perimetrali e i torrioni. Lo spazio circostante è stato adibito a parco pubblico: un ottimo posto dove fare una pausa, rilassarsi e godersi il panorama.