La fondazione etrusca di Orvieto: dalla terra al cielo
Un percorso tra terra e cielo: così può essere visitata e scoperta la città di Orvieto, sia in ragione della sua conformazione territoriale, un centro che si innalza sulla cima di una rupe circondata da una valle, sia della sua storia, dagli antichi etruschi al contemporaneo. A Orvieto la roccia di tufo e l’ingegno umano si sposano indissolubilmente sin dai tempi della fondazione etrusca. Ma chi sono gli etruschi? Anche se l’origine è ancora da chiarire, nonostante vi siano diverse ipotesi, si tratta certamente di un popolo vissuto nell’Italia centrale tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. Gli etruschi erano soprattutto abili commercianti, sempre in contatto con le altre civiltà del Mar Mediterraneo. La massima esposizione e potenza delle città-stato etrusche è compresa tra l’800 a.C. e il 600 a.C. per cadere poi sotto il dominio dei Romani. Orvieto fu l’ultima città etrusca a essere dominata dai Romani, perdendo in battaglia nel 264 a.C. (III secolo).
“La città dei morti” di Orvieto
La sepoltura etrusca fuori dalla città
L’itinerario può dunque partire a tutti gli effetti dalla terra e più precisamente da un luogo che racconta degli etruschi: la Necropoli del crocifisso di tufo, situata appena fuori dal centro storico. Ecco il primo dato interessante: un sito etrusco che è esterno alla città. Le necropoli, infatti, erano il luogo specifico per la sepoltura e la parola significa proprio “città dei morti”. Queste dovevano essere situate fuori dallo spazio urbano, la vita e la morte erano drasticamente separate. Stessa funzione l’aveva la Necropoli del crocifisso che, infatti, è strutturata come una vera e propria cittadina con vie, isolati e abitazioni di defunti: le tombe. La struttura è chiamata “a dado”, nome suggerito dalla forma cubica, ed è costruita con il materiale locale: il tufo. Questa tipologia di tomba è composta principalmente da una sola camera con un solo accesso esterno. Ogni architrave sopra l’ingresso riporta il nome del primo proprietario della sepoltura, come fosse il cognome sul citofono dei nostri tempi. La formula dell’iscrizione però è particolare, è la tomba stessa che ricorda a chi appartiene e recita ad esempio: “io sono la tomba di Venelus”. Se volete provare a decifrare le iscrizioni ricordate di leggere da destra a sinistra! La scrittura etrusca ha origine dal mondo greco, con il quale entra in contatto grazie al commercio con le colonie nella penisola italiana. Il legame tra i due alfabeti è fondamentale perché con il confronto e la traduzione è possibile leggere interamente i testi etruschi. Un esempio? Il Cippo di Perugia custodito presso il Museo Archeologico dell’Umbria.
Il sistema egualitario della necropoli etrusca
Passeggiando per le stradine di questa necropoli non si troveranno tombe più grandi o più importanti di altre perché l’impostazione riflette un’organizzazione sociale egualitaria. Al tempo della fondazione della necropoli i cittadini orvietani erano per la maggior parte benestanti e quindi avevano le stesse condizioni socioeconomiche. Il lusso era presente all’interno della tomba, dove venivano messi oggetti che componevano il cosiddetto corredo funerario, che avrebbe accompagnato il defunto nella sua vita nell’aldilà. La morte, che da sempre spaventa l’uomo e che lo mostra a sé stesso, in maniera inesorabile, nella sua natura vulnerabile, viene celebrata con un banchetto, accogliendo con una festa una vita non visibile ai viventi. L’influenza del mondo greco cambia la visione del popolo etrusco: l’anima non si limita più ad abitare la tomba ma viaggia verso il mondo oscuro e senza speranza degli inferi.
Un nome particolare
La Necropoli del Crocifisso del Tufo (databile intorno alla metà del VI sec. a.C.) deve il suo nome a un crocifisso, di epoca successiva, inciso nella parete di tufo di una cappella scavata nella rupe. Questo luogo così suggestivo, che racconta della morte ma anche della vita, viene scoperto nell’Ottocento. Al tempo non esisteva alcuna forma di tutela e così molti oggetti dei corredi vennero rubati e venduti a importanti musei come il Louvre e il British Museum. Molti altri reperti sono conservati al Museo Faini e al Museo archeologico in città. Il materiale che è stato ritrovato nelle sepolture è estremamente importante per ricostruire la storia degli antichissimi abitanti di Orvieto. È incredibile come la morte possa narrare così tanto della vita.