Il fascino storico della Rocca Paolina
Nel centro storico di Perugia, all’estremità sud di Corso Vannucci, spazio ora occupato da aiuole, panchine e fontane, dal Palazzo della Provincia e dal monumento equestre di Vittorio Emanuele, si trovava l’insieme di edifici chiamato dai perugini Rocca Paolina.
Sebbene resti solo parte di questa imponente struttura, percorrendo le sue strade si ha la possibilità di vivere una vera e propria città sotterranea, sotto il livello del corso principale. In questo luogo si svolgono diversi eventi durante l’anno, come i caratteristici mercatini di Natale, mentre un’installazione con un modellino della città e una video-proiezione immersiva sulla storia di Perugia accolgono i visitatori tutto l’anno. Ampi spazi con alti soffitti si intervallano ad anguste vie e piccole stanze. Le inferriate, gli archi e le volte in mattoni, le feritoie che scrutano con diffidenza le vicinanze, permettono di rivivere il clima cinquecentesco nel quale la Rocca Paolina è nata. Questa, infatti, venne edificata a partire dal 1534 per sedare i violenti scontri che in quel periodo agitavano la città, e per ricondurre la vita cittadina a una qualche forma di normalità. Perugia aveva perso il prestigio che le derivava dal buon governo comunale medievale e si stava avviando ormai al destino di città sottomessa allo Stato della Chiesa.
I Baglioni e la guerra del sale
I membri dei diversi rami della famiglia Baglioni, che esercitava su Perugia il potere assoluto, si contrapponevano gli uni agli altri in fazioni armate. La città era di fatto priva di una vera e propria signoria e, ad aggravare la situazione sociale ed economica, intervenne nel 1540 l’imposizione del Papa ad acquistare il sale, a un prezzo molto più alto, dalle saline pontificie invece che dai senesi. Prima dell’avvento dei frigoriferi il sale era strumento fondamentale nel processo di conservazione del cibo,aumentarne il costo significava ridurre alla fame un’ampia porzione della popolazione. Perugia tenta di ribellarsi costituendosi in repubblica e sfidando le truppe pontificie, che ebbero però la meglio. La tradizione vuole che proprio in occasione di questa disputa, detta appunto “guerra del sale”, nacque l’usanza di fare il caratteristico pane sciapo.
In questo contesto, nel 1540, Papa Paolo III Farnese affida ad Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze 1484 – Terni 1546) l’incarico di accelerare la costruzione già avviata della Rocca Paolina, progettando un corridoio fortificato che collegasse la fortezza con la zona sud della città.
La Rocca Paolina contro i nobili perugini
La costruzione, iniziata nel 1537, sorgeva sulle case dei Baglioni comprese tra la chiesa di S. Ercolano a est e S. Maria dei Servi a ovest. Vengono contestualmente distrutte anche le abitazioni dei notabili che avevano preso parte alla sfortunata repubblica perugina. Si andava delineando per Perugia la prospettiva di diventare un Ducato affidato a un membro della famiglia del Papa. Serviva dunque che ci fosse, ben protetto entro il perimetro della fortezza, anche un palazzo in cui il futuro signore di Perugia potesse risiedere con agio. Il Papa fece però sterzare il progetto verso la realizzazione di un palazzo papale, affidando il compito all’architetto Galeazzo Alessi. Intorno al 1547 la fortezza era completata. Una mastodontica costruzione articolata in diverse parti: un corpo centrale, un corridoio fortificato e la fortezza collocata al termine di esso. Ciò che resta oggi è solo una parte residuale, perché nel 1860, con una grande cerimonia, si diede inizio alla distruzione dell’edificio simbolo dell’odiato potere papale.
La mano di Sangallo
Parallelamente al corridoio fortificato si trova ora l’impianto delle scale mobili che introduce nei resti della Rocca Paolina. Entrando nell’edifico, sono visibili gli altissimi archi realizzati in laterizio da Antonio da Sangallo per chiudere il cielo delle vie medievali al di sopra delle quali avrebbe trovato posto il palazzo. L’architetto rinascimentale dovette tenere conto delle strutture preesistenti al suo intervento, come la cerchia delle mura etrusche, sulle quali si apriva uno degli accessi monumentale della Perugia antica. Il Sangallo fece smontare l’apparato decorativo di tale porta e lo fece spostare in avanti di circa cinque metri. Ancora oggi è possibile ammirare la porta Marzia rimontata sul parato in mattoni. Spostandosi all’interno della Rocca Paolina è facile distinguere gli edifici della Perugia medievale, facendo attenzione ai materiali impiegati: porte, pareti e strutture realizzate in pietra vanno considerate antecedenti alla costruzione cinquecentesca. Questa venne realizzata in mattoni, materiale più resistente ai colpi delle armi da fuoco che cambiarono, proprio dal Cinquecento, le modalità di combattimento.
Le opere perdute
Il palazzo costruito al culmine della fortezza ospitava ambienti di raffinata bellezza, con decorazioni murali eseguite sotto la guida di Giorgio Vasari. Si è perso così, con le distruzioni ottocentesche, un importante ciclo (forse il più importante) di pittura manieristica in città. È da registrare inoltre la perdita, anche se non completa, del ciclo di affreschi che ornava la casa di Braccio Baglioni. Commissionato a Domenico Veneziano (1438), questo complesso decorativo raffigurava gli uomini illustri della città, dei quali rimane solo la figura di un armato.